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RISPOLVERIAMO IL DIALETTO :
UN ARDITO PROGETTO DELLA FONDAZIONE FAMIGLIA ATTILIO CASCIOLI

 

Tempo fa il prof. Enrico Monaco, Commercialista, mi parlò in termini generici , vaghi della possibilità di ottenere dal Servizio Civile Nazionale, dopo aver concluso un accordo di partneriato con la Provincia di Foggia , il sovvenzionamento di un progetto inteso a RISPOLVERARE IL DIALETTO del nostro paese e volle sentire il mio parere se si poteva contare non solo sulla mia collaborazione, ma addirittura sulla direzione tanto della programmazione, quanto dei lavori , che avrebbe eseguito un ‘ équipe di giovani ritenuti idonei da una commissione appositamente nominata, dopo un colloquio di selezione sul contenuto del progetto predisposto.
L’idea mi sembrò eccellente , se non fascinosa , e risposi immediatamente di si .
Tra il reticolo della burocrazia e gli anfratti degli approcci personali tale progetto ha preso corpo ed è cominciata la fase operativa con la domanda degli interessati e la selezione avvenuta in provincia.
Ritenuti idonei per tale impegnativo lavoro i giovani : Giuseppe Colucci , Mariella Scinto , Celeste Pappano , Concetta Capobianco, Nicola Donato Pio Falcone , Carlo Finelli , tutti interessati al progetto e addestrati all’ utilizzo del computer .Alla Fondazione Famiglia Attilio Cascioli ne abbiamo due, che lavorano a pieno ritmo.
Tutto è pronto, gli atleti sono ai blocchi , lo starter tende verso l’alto la pistola : uno sparo e via !
Siamo in Piazza Bartolomeo di Capua presso la sede della Fondazione Famiglia Attilio Cascioli . Si concordano i primi passi verso questa impresa che sarà unga e laboriosa. Questi giovani sono o sono stati tutti studenti, per cui non mi è difficile stabilire con loro rapporti di comprensione di un linguaggio da tradurre in parole scritte .
Ritengo indispensabile per immetterli nel dialetto scritto prepararli con alcune lezioni preliminari di storia del dialetto e ortografia dialettale . Ma ,sa come è, la cultura è come un cesto di ciliegie, una tira l’ altra , e ho dovuto toccare l’ aspetto storico della lingua italiana, come figlia del latino e questo come uno dei tanti rami dell’ indoeuropeo, con digressioni nella filologia romanza e nella glottologia . Sono venute fuori così le isoglosse, che caratterizzano tutte le lingue europee( germaniche, slave, neolatine , greca, albanese …)
L’interesse dei giovani è stato entusiastico . E’ stato il periodo preparatorio ( 5-6 lezioni ) come lo schiudersi di una finestra su un mondo del tutto non solo ignorato ma neppure supposto.
Naturalmente siamo passati al dialetto vero e proprio con lezioni di ortografia . Illustrati i vari fonemi caratteristici, la loro espressione grafica più che rapportarla all’ alfabeto fonetico internazionale, difficile e incomprensibile , l’abbiamo desunta dall’ alfabeto latino –italiano, con opportuni accorgimenti ortografici.
I giovani hanno così imparato a scrivere il dialetto rosetano .
Massima importanza ha l’accento tonico sulle vocali O – E , perché in mancanza di desinenze ( il dialetto non ha desinenze ) il numero singolare o plurale e il genere , maschile o femminile è dato dall’ accento acuto ó – è o grave ò – è : ciótte – ciòtte ( grasso- grassa ) , cótte – còtte ( cotto-cotta ) , rósse –ròsse ( grosso-grossa ) … il numero abbiamo sing. o plur. u : patróne / ùne, ( padrone / padroni ) , hjore –hjure ( fiore – fiori ) vaglióne / ùne ( ragazzo/zi ) …
Una corretta grafia dialettale serve a pronunziare il più possibile esattamente il vernacolo specialmente per i non parlanti , i forestieri gli ignari . E ‘ molto difficile scrivere il dialetto . Si vedono manifesti in vernacolo scritti da mani del tutto inesperte .
Noi invece vogliamo tradurre in grafia nella maniera più rispondente il nostro bel vernacolo.
Il nostro dialetto a sostrato osco-umbro ( nd = nn, mundus - mondo – munne ) è lessicalmente napoletano con notevoli presenze abbruzzo – molisane e, molto meno , siculo-calabresi .
Il passato remoto dei verbi nelle prime tre persone : -àtte-àste-àse –étte-ìste- ése ( magnàtte …leggétte …) ci vengono dal molisano di Riccia , forse perché il barone Bartolomeo III di Capua , principe di Riccia , nel ‘500 ripopolò roseto con apporti umano di quella cittadina.
Siamo di origine longobarda ( anno 752 d.c. ) . Ultimo paese del Principato Ultra di Salerno , passammo alla Capitanata con Carlo I d’ Angiò nel 1268, ma culturalmente fummo sempre di area napoletana . Come diocesi con Ariano Irpino fino al 1914 , poi siamo passati a Lucera .
Dopo l’illustrazione della grafica dialettale ( ortografica ) ho fatto accenno ai principali gruppi vocali e consonantici che hanno subito dal latino classico a quello volgare quindi nella lingua italiana e maggiormente nei dialetti, sensibili a trasformazioni.
Dopo brevi cenni di ortografia e fonetica ho creduto opportuno fare dei brevi dettati in dialetto e i giovani se la sono cavata benino. Così preparato il terreno,è cominciato subito il lavoro.
Sono in sei : quattro lavorano ai computer e due fanno da supporto , cambiandosi i ruoli ogni tanto .
Quale è il programma ?
Naturalmente bisogna mirare alla conservazione del dialetto , e questo è il nostro compito e, marginalmente curare altri lavori d’interesse popolare .
1) curare la pubblicazione delle tante opere teatrali in vernacolo , tutte inedite da me composte e rappresentate al pubblico , sia a scuola che all’ aperto , in piazza . Ne sono una quindicina .
E’ un apporto prezioso alla conservazione documentaria della nostra parlata locale non solo, ma anche del nostro modo di pensare e di agire nella quotidianità delle nostre attività domestiche e sociali .
2) curare la pubblicazione di un opera fondamentale della nostra civiltà contadina assemblando, migliorando , ampliando in un unico volume due opere dialettali importanti, di cui la prima ( 1982) edita dalla GRAFEDIT di Campobasso dal titolo : Etimologie Dialettali, dall’indoeuropeo alle parlate locali,
( saggio scientifico) e la seconda A PIPPE TATONE, proverbi.
La prima opera , ammirata molto da due docenti universitari il prof. Michele Melillo e il prof. G.B. Bronzini, rappresenta forse il caso unico in Italia, in cui si collega una parlata dialettale con l’indoeuropeo . Più che una pubblicazione diretta al popolino , è un lavoro prezioso a livello universitario di interesse filologico romanzo e glottologico .
Non è un vocabolarietto di termini dialettali come qualcuno ha osato affermare. Probabilmente non sa cosa significa etimologia e indoeuropeo e forse parla senza aver mai visto quell’opera, costata circa 20 anni di studio.
E’ un lavoro faticoso che questi giovani dovranno affrontare, ma avranno tramandato ai posteri un enciclopedia del parlare e del vivere rosetano ai e posteri dei posteri .
Ho grande fiducia nell’impegno assunto dalla benemerita Fondazione Famiglia Attilio Cascioli che svolge nel paese una preziosa opera promozionale premiando gli studenti più diligenti per rendimento scolastico , ma da un po’ di tempo , opportunamente , ha preso iniziative molto più sostanziose curando pubblicazioni di opere culturali di rosetani , come il grande volume che raccoglie gli scritti di Don Nicolino De Renzis , editi su l’ L’ECO DI ROSETO e inediti : notizie di cronaca e poesia , eccellenti poesie .
Ora si è orientata verso il nostro dialetto , non perché con il nostro impegno intendiamo salvarlo da inevitabile e lento declino, ma per far conoscere ai posteri la consistenza strutturale e fonetica della nostra parlata originale , che va man mano dileguandosi . Per esempio nessuno più dei ragazzi sa pronunziare la cacuminale o invertita d?d?? = ll : cepod??d?e – cipolla ma dicono cepodde .
Questa Fondazione fu voluta dal sig. Attilio Cascioli, rosetano trapiantato a Torino ove creò una piccola industria apiaria e oltre al ricavato del miele con la collaborazione di scienziati nutrizionisti mise in commercio una pillola a base di pappa reale ( nutrimento dell’ape regina ) con effetti sorprendenti .
La fortuna fu da parte sua e realizzò notevoli guadagni , che gli permisero di creare quest ‘ente di beneficenza a Roseto .
Oggi ne è presidente la cognomonima Prof.ssa , Giacomina Cascioli, che unitamente al marito prof. Enrico Monaco e al consiglio di amministrazione con occhio lungimirante e apertura sociale nonché con senso civico rosetano, amplia l’orizzonte voluto dal fondatore senza tradirne gli intenti e comprende nei suoi programmi un campo più vasto e più duraturo nel tempo.
Noi non possiamo fare altro che plaudire a queste iniziative e incoraggiare detta Fondazione perché è veramente la mano provvidente di Dio in un paese che rischia di scomparire dalla carta geografica senza l’apporto di enti diciamo soccorritori .
A fine lavoro dovremmo avere cinque opere complete e in bella veste tipografica :
-IL CATECHISMO DEL ROSETANO, vademecum storico-sociologico(p.p200)
-PALCOSCENICO ROSETANO, opere teatrali in vernacolo ( pp.300)
-ETIMOLOGIE DIALETTALI , rivedute ed ampliate con proverbi ( pp.400)
-CENTO MENO UNA,novantanove favole in lingua mista italiano-latino-dialetto.(p.p.80)
-LA PAROLA DELLA DONNA , poemetto in vernacolo(canto popolar)tratto dall’antologia inedita i canti popolari della campagna rosetana(pp.8)
Non ci resta che attendere che il programma impostato venga tradotto in consolante realtà per soddisfazione di noi rosetani e di quanti amano la cultura e le cose del popolo.
Noi rosetani amiamo e ameremo sempre le nostre cose , la nostra cultura e le nostre tradizioni e cercheremo di custodirle gelosamente .


Prof. Don Michele Marcantonio


Pubblicato sulla rivista "Fortore" n° 46 anno XVII gennaio/Febbraio 2008

 


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